19 agosto 2013

Ho fame di Dio 1


......continua dal post "Fa che l'aurora..."

Questo e i prossimi post sono tratti dal mio libro “Io sono un’anima” e dai testi di Alphonse e Rachel Goettmann citati nel post precedente.

Perché siamo diventati così affamati di tutto ciò che possiamo gustare con i cinque sensi? Quale è il vuoto che tentiamo disperatamente di colmare?
Naturalmente, giacché la fame che molti avvertono non ha nulla a che vedere con la fame autentica che spinge a consumare il cibo che garantisce la sopravvivenza, la cosa peggiore che si possa fare è proprio mangiare o comunque focalizzarsi esclusivamente sul cibo come causa o soluzione dei nostri disagi. In questo modo si può arrivare gradatamente, senza che neanche ce ne accorgiamo, ai problemi definiti di tipo alimentare, come l'anoressia, la bulimia e la superalimentazione compulsiva. Conosco molte persone con difficoltà di questo tipo, ma ben poche che riescano ad ammetterlo a sé stessi e agli altri.


Mai e poi mai si potrà uscire da questo tipo d’inferno se non si capisce da cosa origina, se non si comprende come colmare realmente il vuoto interiore che porta o a dimagrire drasticamente lasciandosi morire d’inedia o a ingrassare a dismisura.
L'essere umano ha come bisogno primario l'amore: esso è un vero e proprio alimento. I genitori dovrebbero in teoria dare questo genere di alimento al bimbo almeno sin dal concepimento, se non prima.
Poi dovrebbero, con il loro esempio, aiutare ad amare lui per primo il prossimo e la natura circostante e di conseguenza a cominciare a percepire l'amore di Dio. Questo è in assoluto l'unico modo che potrà far crescere in maniera sana e produttiva il bambino che in seguito, da adulto, continuerà a sentirsi al sicuro, amato e sostenuto anche senza l'aiuto, l'amore e l'amicizia di altri esseri umani. Naturalmente poiché la maggioranza di chi genera bambini non riesce a comprendere la seria responsabilità da assumersi con gratitudine, il pianeta è gremito di persone che si aggirano come anime perse che cercano di colmare le proprie immense lacune dedicandosi con assiduità alle soddisfazioni del corpo fisico, come il cibo, il sesso, il potere, la ricchezza, e altro ancora.

Ma cosa è possibile fare in pratica per avere la meglio sul costante senso di fame, l'ingordigia e la voracità in senso generale?
Prendersi un periodo di riposo, staccando dal normale ritmo di lavoro e di vita quotidiana, è sempre il primo importante passo da compiere. E' anche fondamentale lasciare la propria abitazione e cercare un luogo tranquillo e isolato in cui soggiornare da soli: l'ideale è trascorrere un periodo presso un monastero dove sarà possibile beneficiare dell'energia del luogo e ricevere il sostegno di monaci amorevoli. Appena vi siete ambientati cercate di osservare dei digiuni, a cominciare dal saltare anche un solo pasto, fino ad arrivare, se le vostre condizioni ve lo permettono, a un massimo di tre giorni, assumendo soltanto della buona acqua di sorgente e, se volete, l'eucarestia in chiesa.
Durante il periodo di digiuno riempite il vostro tempo con attività piacevoli e faticose come camminare, lavorare a un orto o un giardino; quando sentirete la fame sforzatevi di attenervi all'orario che avrete stabilito in precedenza per il pasto, non prima: ciò creerà distanza tra la vostra pulsione ad assumere cibo e il momento in cui effettivamente mangerete. Così riuscirete gradatamente a riuscire a gestire il vostro corpo e non più a esserne controllato. Dopo il digiuno, secondo le vostre condizioni, potrebbe essere indicato assumere succhi di frutta o verdura, frutta o verdura cotta o cruda, per poi arrivare gradatamente a prendere del brodo di verdura e in seguito dei cereali integrali ben cotti.
Nei momenti di riposo tra un lavoro e l'altro dedicatevi solo a letture realmente edificanti, come i Vangeli, gli scritti dei Santi, o altro materiale sacro. 

Quando state per tornare a casa vostra non dimenticatevi di chiedere assistenza a qualche amico fidato perchè probabilmente avrete bisogno di molto aiuto per superare il momento di passaggio. Ritornando alle vostre occupazioni abituali non dimenticate di riscattare momenti di silenzio e quiete solo per voi; forse, pur assolvendo con impegno le vostre responsabilità, lo farete con più leggerezza, senza perdervi completamente in ciò che fate ma conservando una sorta di punto di vista più elevato, uno sguardo meno coinvolto. Questo potrebbe essere l'inizio dell'imperturbabilità di cui parlano i testi sacri di tutto il mondo; ci vorrà del tempo, ma non scoraggiatevi e non rinunciate per nessuna ragione al vostro cammino. Nessun tesoro al mondo è paragonabile al piacere di poter finalmente sentire di essere un’anima e mettersi al servizio del nostro Padre celeste.

Per quanto riguarda la quantità corretta di cibo da assumere, ogni individuo, abituandosi a osservare le reali necessità del proprio corpo, troverà quanto mangiare, e sarà sorpreso di costatare che è necessario ben poco cibo solido per vivere; si, perchè, come ci ha insegnato Gesù Cristo, "non di solo pane vive l'uomo ma di ogni espressione che esce dalla bocca del Padre". Vi assicuro che ciò corrisponde al vero! E persino la richiesta che esprimiamo in una frase del Padre nostro parla proprio di questo: "dacci oggi il nostro pane quotidiano (o sostanziale)", riferendosi ovviamente al cibo più importante per noi e cioè lo studio delle sacre scritture, la meditazione e la preghiera. Quindi è certo che nella misura in cui ci alimentiamo spiritualmente, più attenzione dedicheremo alla nostra relazione con Dio, minore sarà la quantità di cibo da assumere, perchè il nostro vuoto interiore sarà colmato dallo spirito divino.
(Altri suggerimenti sono esposti nella parte  del libro riguardante la masticazione)
Uno dei momenti più importanti per creare uno spazio sacro di silenzio è proprio prima di consumare del cibo: bastano pochi minuti in cui cercate di favorire la connessione con Dio tramite una respirazione calma, osservando con gratitudine la bellezza del piatto che avete davanti, per arrivare quindi a una piccola preghiera espressa con le vostre parole spontanee. In questo semplice modo riuscirete a sentirvi soddisfatti anche mangiando poco e non cadrete più nell'illusione di pensare che tanto cibo vi serva per non avvertire quel senso di disagio e di vuoto.
In effetti, la preghiera di ringraziamento che si faceva un tempo nelle famiglie e tuttora nei monasteri e conventi serve proprio anche a questo.

Enrico D'Errico
  
continua nel post "Avere compassione verso di sé: uno sguardo diverso sui disturbi alimentari"