Prosegue dal post del 5 agosto
Ma prendiamo in esame altri problemi piuttosto comuni, come
i tic nervosi, l’epilessia e la gibbosi.
I tic nervosi sono manifestazioni momentanee del fisico e
manifestano l’impossibilità dell’anima di gestire in maniera appropriata e
continuata il proprio corpo. Sono istanti d’incoscienza passeggera in cui
l’individuo non sa quel che fa e perché lo fa. Naturalmente molto ci sarebbe da
dire sul significato particolare da attribuire a ogni singolo gesto. Alcuni, ad
esempio, scuotono la testa come per spostare la frangetta di capelli che gli
cade sugli occhi. E' come se l’anima stesse tentando di svegliare la
coscienza della persona scrollandogli la testa; a volte anche quando
le persone si svegliano al mattino scuotono la testa allo stesso modo, per
resettarsi su questo mondo “reale” uscendo da quello dei sogni. Stessa cosa
dopo una seduta d’ipnosi.
Significa anche che la persona tenta di scrollarsi di dosso
il brulichio dei pensieri che affollano costantemente la sua testa, e
naturalmente anche dai parassiti che forse affollano il suo cervello sia a
livello eterico che fisico (vedi l’esperienza di Rick Vermuyten al sottotitolo “I parassiti” nel mio libro "Io sono un'anima" *).
I tic nervosi hanno un significato simile agli stati
d’incoscienza in cui cadono gli epilettici.
Chi è colpito da un attacco epilettico per qualche minuto è
nella completa impossibilità di gestire il proprio corpo. Gli altri sono
costretti a occuparsi di lui, forse proprio coloro da cui vorrebbe essere
amato. Coloro che a loro volta devono imparare ad amare spontaneamente, a
occuparsi di altri senza esserne obbligati.
Il messaggio è molto chiaro: l’epilettico è una persona che
si ostina a controllare la propria vita in maniera ossessiva fin nei minimi
dettagli. Non riesce a fidarsi di niente e nessuno, nemmeno di se stesso: ecco
perchè spesso alcune persone controllano e ricontrollano ogni particolare della
giornata, secondo un programma rigidissimo che le rende schiave: è una
dipendenza vera e propria. Al di fuori dei loro schemi, lontano dal loro
ambiente si sentono persi e vanno in agitazione. Si sentono al sicuro solo nel
luogo dove possono svolgere i loro riti di ordine, pulizia, organizzazione
della vita propria e di quella dei familiari. La loro esistenza è un inferno e
vivere con loro lo è altrettanto.
L’epilettico deve arrivare a comprendere che la rigidità di
cui si è lasciato impregnare non gli permette di camminare, danzare, lasciarsi
andare al ritmo della vita. Se non impara ad affidarsi al fiume dell’esistenza,
sapendo che lo porterà dove è meglio per lui, finirà in una bara dove, duro
com’è duro un cadavere, sarà obbligato a entrare, e dove altri lo porteranno
dove vogliono e senza chiedere il suo parere o permesso. La rigidità del corpo
e degli arti durante l’attacco è presagio del “rigor mortis” che avrà luogo
quando l’anima avrà lasciato il corpo fisico.
Stessa cosa per chi ha una gobba. Una volta, mentre mi
trovavo in chiesa e m’inchinavo a dimostrazione del rispetto e dell’amore che
ho per il Signore, ho avuto un’istantanea comprensione del problema che vive la
persona gobba. Ha una scarsissima opinione di sé che la porta a costruire un
personaggio finto, di una persona che si sente realizzata, felice e appagata.
In realtà interiormente si sente un verme ma non riesce a vedere che questa è
la reale considerazione che ha di sé. Si chiude in se stessa e controlla
spasmodicamente tutto ciò che riguarda sé e le persone della famiglia. Tutto
ruota solo intorno a sé e si arriva a livelli di egoismo, egotismo,
egocentrismo inimmaginabile. La persona ha allo stesso tempo grande disprezzo e
grande considerazione di sé. Diventa il proprio idolo. Pretende che gli altri
ubbidiscano e la riveriscano. Col tempo il fenomeno di una leggera curvatura
della spina dorsale si accentua al punto da obbligare il malato a restare in
una posizione di reverenza forzata. Gli altri ricevono così i suoi inchini
costanti. L’esistenza la obbliga a umiliarsi, a inchinarsi di fronte alle altre
creature, figlie di Dio; il Signore le dice: Adorami!
Questo è il modo in cui agisce l’esistenza. Abbiamo due
possibilità: o capiamo le cose con le “buone”, oppure con le “cattive”.
Le buone sono le indicazioni paterne e amorevoli che
troviamo sotto la guida di Dio; le cattive sono un infarto o essere investiti
da una motocicletta.
Naturalmente prima di arrivare alle indicazioni estreme
esiste tutto un percorso di quotidiani avvertimenti, in costante crescita fino
a quando l’esistenza non ottiene il risultato sperato: la scoperta di essere
un’anima, il nostro risveglio, la scoperta del nostro vero se stesso e di Dio.
So che la formazione pseudo-scientifica di cui sono
impregnate le vostre menti vi porta a considerare le spiegazioni che sto
fornendo come affermazioni piuttosto deliranti, ma ciò che dico è semplicemente
ciò che vedo e che sperimento ogni giorno.
Credo che questa sia una delle più importanti e
rivoluzionarie scoperte che abbia fatto nella vita: rendermi conto che posso e
devo usare il mio corpo per rendere gloria al suo fattore!
Quindi, ogni volta che mi sento male, la prima cosa da
fare è chiedermi se per caso non stia usando quella parte del mio corpo, che è
in realtà di Dio, in una maniera impropria.
Sono fisicamente dotato di doni meravigliosi, come le mie
mani, le mie gambe, la mente, gli occhi, le orecchie, la voce, e tanto altro
ancora. Chi mi autorizza a usare questi doni solo per farmi gli affari miei?
Quanto dolore ancora devo sopportare prima di capire che è necessario allinearmi
al percorso evolutivo del pianeta in cui vivo? Certo, posso decidere di
percorrere la strada più lunga, ma tanto è nella direzione giusta che devo
andare, e prima o poi sarà meglio per me che mi adegui con gioia a questa legge
che esiste solo per il mio beneficio.
Enrico D'Errico
Enrico D'Errico